Cenni storici sul tessuto leopardato

Storia del tessuto leopardato

Il destino della texture “maculata”  (la più trasversale tra le stampe di configurazione animalier) è stato duplice e contraddittorio, in perfetta corrispondenza a quello delle qualità peculiari della moda: in funzione del tempo e dell’ambiente, è stato visto come estremamente disgustoso o eccezionalmente fantasioso, fino al punto di trovare un giusto bilanciamento nel design, che permette al tessuto leopardato di giungere a manifestazioni stravaganti o (ancora) di scivolare verso umilianti maltrattamenti.

Un pattern controverso

Questo pattern selvaggio ed estremo ha passato periodi brillanti e oscuri: Vogue scrive che “la texture maculata è sempre stata sinonimo di classe ed eleganza”. Questo possiamo ritenerlo giusto se pensiamo che il leopardato è stato proposto inizialmente da Christian Dior già nel 1947 ed indossato negli ambienti chic della moda, del jet-set americano e dalle star di hollywood in genere.

Nel tempo lo stile maculato ha perso quell’aria affascinante e destinata al solo mondo dell’elite per abbracciare l’intero contesto sociale, declinandosi in ogni composizione possibile, per approdare ad un uso odierno forse più sexy e provocatorio. Le principali stampe su texture delle pelli leopardate – quello che nel design viene chiamato “stile animalier” (risalente ad un pittore che amava ritrarre soggetti con questa trama) – risalgono al XVIII secolo.

Un breve escursus storico

Come dicevamo, la moda di Dior nelle sfilate del 1947 è stata la pietra miliare per l’uso del Leopardato come abbigliamento socialmente riconoscibile.

Se peró pensiamo all’uomo delle caverne, dove vestirsi con le pelli animali era necessario ed era simbolo di forza e fierezza, la storia del maculato ha milioni di anni. Attraverso le civiltá susseguitesi, la forza dell’animale piú bello e libero del pianeta è stata utilizzata come simbolo per sciamani, capi tribù, cacciatori, regnanti e imperatori in un’iperbole senza fine che ha sempre i connotati del comando: autorevolezza, rispetto, carisma e forza istintiva.

Nella cultura sud americana precolombiana degli Aztechi, il fratello del Leopardo, il Giaguaro, è sempre stato scolpito, descritto e utilizzato per distinguere il vero Signore di tutti gli elementi, degli animali e degli spiriti ed era associato a persone importanti, alla guida di un popolo. I “Cavalieri del Giaguaro” si riunivano prima di un sacrificio umano per eseguire rituali “religiosi”.

Gli Olmechi crearono l’immagine dell’uomo-giaguaro, alle volte associato anche alla feritilitá e alla pioggia.

Nelle culture sciamaniche odierne in alcuni riti si induce uno stato di trance per ottenere la forza e la rabbia del giaguaro e sconfiggere malattie, carestie oppure per portare pestilenze e distruzione.

In queste culture, la pelle, i denti o altri oggetti ricavati dal giaguaro vengono indossati quando si raggiunge uno status sociale riconosciuto da tutto il villaggio e generalmente sfoggiato dai capi tribù. In moltissime civiltá sudamericane, cercare di assomigliare a questo grosso felino è di vitale importanza per trarne la forza e l’agilitá da cacciatore.

Il Leopardo, diffuso invece in Africa e Asia, ha caratteri simbolici simili: nella cultura Egizia è peró associato anche al rito di morte e vita ultraterrena e spesso lo si vede nelle pitture geroglifiche, utilizzato come capo di vestiario durante l’esecuzione di tali cerimonie.

Ricapitolando, abbiamo dovuto attendere il ventesimo secolo per sdoganare un capo d’abbigliamento e renderlo un oggetto “alla moda”, che in ogni caso anche oggi induce ammirazione, rispetto e genera forza in chi lo indossa mostrandolo con orgoglio.

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